16 maggio 2010-Adventure trail a Calvi nell'umbria

Penso seriamente di essere stato contagiato dal mondo tremendo e meraviglioso della corsa in montagna o, se vogliamo chiamarla in maniera più sofisticata, del trail. E, a dispetto delle precedenti convinzioni che mi inducevano a rifuggere dagli eventi sportivi sia pure moderatamente impegnativi, in termini di variazioni altimetriche e/o precarie condizioni del manto stradale, ormai, correre sull’asfalto e magari in pianura, non mi soddisfa più.
Ne ho avuto una ulteriore riprova domenica a Calvi (in Umbria).
Le condizioni erano al limite, tanto che, per ridurre i rischi, la gara è stata ridimensionata, all’ultimo momento, da 18 a meno di 14 Km.
Pioveva alla partenza, ma soprattutto era piovuto per tutta la settimana ed anche nella settimana precedente, sicchè il terreno, già all’inizio appariva come un tappeto di fango steso tra i sassi.
La cosa più bella era che nessuno se ne curava.
Qualche allungo sotto la pioggia e, un simpatico giro di corsa nel borgo, che ha coinvolto tutti i partecipanti, precedeva il via. Una volta partiti, ciò che contava di più era lasciarsi dietro le salite, cercare di barcamenarsi nei percorsi a mezza costa che tendevano a farti precipitare a valle e durante i quali dovevi aggrapparti agli alberi per non cadere e cercare di non scapicollarsi nella discese, evitando le pietra lisce e scivolose come il sapone anche se l’alternativa era il fango alto fino alle caviglie.
Veramente, tutti dicono che queste gare si dovrebbero correre senza orologio, cioè senza pensare troppo alle medie chilometriche ché, specie nei tratti percorsi camminando, sarebbero avvilenti. Anche i tempi finali, ovviamente non sono confrontabili con quelli di analoghe gare corse in pianura.
Nondimeno, nessun’altra corsa procura le esaltanti sensazioni che queste gare donano.
Per inciso, la mia personale esaltazione è stata appannata da un inconveniente. Dicevo prima che in queste gare si dovrebbe correre senza orologio. Io ho preso un po’ troppo alla lettera questa raccomandazione, gettando il mio circa a metà percorso. Ovviamente non l’ho fatto volontariamente; solo che, ad un certo punto, quando volevo guardare la distanza percorsa, mi sono accorto di non averlo più al polso.
Non sapendo esattamente il punto in cui l’avevo perso, ho rinunciato subito alla ricerca cercando di convincermi che sono cose che capitano. Però ero però piuttosto incavolato e un po’ avvilito. In effetti ho continuato a correre, ma la spinta emotiva e così pure il ritmo erano un po’ calati, così ho finito la gara al piccolo trotto, rinunciando anche alla liberatoria volata finale.
Ma il meraviglioso mondo dei podisti non si è smentito neanche in questa occasione. Miracolosamente una ragazza era riuscita a ritrovare semisommerso nel fango il mio Garmin e l’ha riportato all’arrivo, consegnandolo al responsabile dell’organizzazione che, alla mia richiesta di lanciare un appello, mi ha prontamente detto che non c’e ne era bisogno perché il mio orologio l’aveva lui in tasca.
E così la giornata è tornata a sorridermi, malgrado la pioggia e il fango. Non so in quale altro ambiente, la mia speranza che qualcuno trovasse il mio Garmin e che oltretutto me lo riportasse avrebbe potuto essere esaudita.
Non eravamo molti. Parecchi avevano rinunciato causa il tempo, altri causa il tracciato, molto impegnativo anche senza fango. Quelli che c’erano però, riempivano il paese con la loro grandezza. Quelli che c’erano, eran tutti eroi.
Buona corsa a tutti.